
Di recente la Corte di Cassazione si è occupata del tema relativo agli usi impropri dei veicoli aziendali da parte dei dipendenti autorizzati, e lo ha fatto dichiarando che un uso improprio, quindi non per motivi aziendali, durante l’orario di lavoro può portare anche al licenziamento del dipendente.
Facciamo un passo indietro!
Innanzitutto, occorre distinguere alcune situazioni in cui il dipendente può usare un’auto di proprietà aziendale: esistono diverse tipologie di auto che l’azienda mette a disposizione dei dipendenti:
- ad uso aziendale
- ad uso promiscuo
- ad uso personale
Le auto ad uso promiscuo o personale sono benefit che l’azienda può offrire al dipendente e non sono soggette a controlli particolari da parte del datore di lavoro.
L’ auto ad uso aziendale, invece, può essere oggetto di controllo da parte del datore di lavoro, i tipi di controlli sono vari e possono andare dalla verifica delle bollette telepass e delle carte carburante sino all’ impiego di agenzie investigative per le verifiche dei casi più complicati.
I controlli che l’azienda può fare, però, devono sottostare ad alcune regole, che variano in base al tipo di controllo o all’ organizzazione strutturata per l’uso dei mezzi aziendali.
Innanzitutto, occorre dire che il datore di lavoro ha il diritto/dovere di verificare lo stato di manutenzione e conservazione del mezzo in maniera periodica anche per assicurarsi del sicuro utilizzo del mezzo.
I controlli posti in essere dall’azienda non possono avere una natura compromissiva della privacy del lavoratore o della sua libertà; quindi, ad esempio è lecito installare gps all’ interno del veicolo solo previa adeguata informazione ai dipendenti e a patto che il suo utilizzo sia necessario per fare fonte ad esigenze organizzative o di sicurezza.
Anche il Telepass è considerato uno strumento di controllo organizzativo e non di controllo del lavoratore, e l’impiego dei dati raccolti da questo strumento è utile nel licenziamento solo per condotte molto gravi.
L’ uso di questi strumenti come metodi di controllo è delicato perché in parte in contrasto con l’art.4 dello Statuto dei Lavoratori.
Per questo l’utilizzo delle prove raccolte comporta l’illeceità della prova stessa, salvo che il datore di lavoro non dimostri che il controllo tecnologico sia stato attivato dopo la scoperta di determinate circostanze.
Un’ altra possibilità per le aziende di controllare il corretto uso dei veicoli aziendali è l’impiego di professionisti delle investigazioni private.
Come per i controlli tecnologici occorre che alla base del controllo ci sia un sospetto fondato dell’uso improprio del veicolo e che il dipendente sia stato regolarmente informato dei tipi di controlli che possono essere messi in atto dal datore di lavoro.
L’ impiego di investigatori privati è permesso per dimostrare eventuali condotte illecite dei dipendenti: al contrario (su questo la giurisprudenza è assolutamente chiara) il controllo sul mero adempimento della prestazione lavorativa non è mai consentito.
L’ ordinanza della Suprema Corte n.3607 di febbraio 2025 infatti ha dichiarato legittimo il licenziamento del dipendente che durante il normale orario di lavoro si allontanava a bordo del veicolo aziendale per effettuare spostamenti di natura privata e non lavorativa.
Inoltre, è stato ribadito il concetto, che, il datore di lavoro è libero di affidarsi ad un’agenzia investigativa per verificare il reale utilizzo dei mezzi aziendali durante gli orari di lavoro affidati ai dipendenti.
Se da questi controlli risultano condotte gravi, il datore di lavoro può anche presentare una contestazione disciplinare grave come il licenziamento.
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